sabato 2 luglio 2011

Andrea Coco
IL GIORNO DOPO… 

Siamo dei ragazzi veramente fantastici… peccato che gli altri ci vedano come il fumo negli occhi.
Beh, a dire il vero non possiamo dargli tutti i torti; ultimamente abbiamo combinato un pandemonio. Per colpa nostra, l’Umanità ha sofferto pene indicibili.
Ma cosa possiamo farci? Questa è la nostra natura, ci piace divertirci alle spalle del prossimo.
Sì, sì lo ammetto: siamo un po’ cattivi. No, forse è meglio dire feroci o forse…spietati! Sì, dopo tutto quello che è successo, spietati è la definizione migliore.
Ma perché preoccuparsi? E’ stato solo un gioco, appena rientrati a casa, ogni cosa andrà al suo posto. Ma, ribadisco la colpa non è tutta nostra. E’ l’occasione che fa l’uomo ladro e per noi tre è sempre stato così.

Tutto è incominciato stanotte. Eravamo usciti per svaligiare la villa isolata di un riccastro, quando nella radura del bosco abbiamo incontrato un Ufo.
Il “marziano” indossava una tuta bianca e stava armeggiando attorno ad un cilindro metallico bianco opaco, alto più di tre metri e lungo dodici.  
Era così preso dal suo lavoro che non si è accordo della nostra presenza, tre figure, che lo osservavano meravigliate, appena nascoste dalla vegetazione. Noi, increduli, pensavamo che fosse un tecnico giunto in quel posto isolato per montare una qualche diavoleria elettronica, un antifurto, oppure un malavitoso fermatosi per scaricare nel fiume qualche porcheria. Quando ci ha visto si è presentato come il “Crononauta”, un navigatore del tempo, arrivato nella nostra epoca per assistere in prima persona ad alcuni eventi importantissimi. Un terrestre del futuro, insomma! 
Gli abbiamo riso in faccia, dandogli del pazzo e lui, per nulla impressionato, ci ha invitato ad entrare nella Crononavetta per fare con lui un giro di prova.
Era una vera fortuna che fosse ancora lì, ha spiegato, un guasto la aveva trattenuto nella nostra epoca, altrimenti sarebbe già tornato a casa, nel suo tempo, nel nostro futuro.
Gentile e sorridente, ha insistito perché andassimo tutti e quattro a fare un tour nel passato e solleticati nel nostro punto più debole, la curiosità umana, non abbiamo resistito. Dopotutto eravamo convinti che quel coso non si sarebbe mai alzato o spostato nemmeno di un centimetro. Eravamo sicuri che si trattasse di uno scherzo, di un programma televisivo e che, una volta entrati all’interno della Crononavetta, avremmo trovato le telecamere ad accoglierci ed invece…era tutto vero!
Niente telecamere, ma in compenso tante apparecchiature dalle forme mai viste.
“Allora dove volete andare?” ha chiesto con una punta di ironia.
Stefano gli ha detto che voleva vedere l’antica Roma, quella di Ottaviano Augusto e il Crononauta ci suggerito qualcos’altro, partecipare ad un evento…insomma assistere alla Grande persecuzione avvenuta ai tempi dell’imperatore Diocleziano. Detto e fatto: tutti e quattro nel Colosseo a fare il tifo per le belve che sbranavano i cristiani.
E’ toccato, quindi, a Mario che ha espresso il desiderio di voler assistere alla scoperta dell’America, da parte di Cristoforo Colombo. Il Crononauta gli ha proposto di assistere a qualcosa di più “vivace”, la Caduta di Tenochtitlán per mano dei Conquistadores spagnoli capitanati da Hernan Cortés.
Ah, che spettacolo! I combattimenti, le fiamme… che edifici splendidi, peccato che siano andati distrutti…quanto oro!
Infine è giunto il mio turno (a proposito io mi chiamo Antonio) e, per non essere da meno - Mario ha protestato dicendo che io ero un copione -, ho preteso una cosa minima, da poco: essere presente allo sbarco sulla Luna. In questo modo avrei potuto verificare con i miei occhi se l’uomo fosse veramente andato fin lassù.
Stranamente sono stato accontentato, senza ricevere delle controproposte... gli sarà piaciuta la mia idea!
Un attimo dopo la Crononavetta orbitava attorno al satellite. Abbiamo persino scattato delle foto dell’Apollo 11 e, nascosti dall’oscurità, una sequenza della passeggiata di Armstrong ed Aldrin sulla superficie lunare.
Tornati nella nostra epoca, il Crononauta ha avuto un’idea.
“Perché non facciamo un salto nel futuro?” ha suggerito. “Devo testare delle nuove apparecchiature. Se mi aiutate darò a ciascuno di voi ventinove monete d’argento dell’età di Tiberio.”
E noi, galvanizzati, gli abbiamo risposto subito di sì.
“Questa volta, però, non saremo dei semplici spettatori,” ha aggiunto, “Ma interverremo sul corso degli eventi, divertendoci a scombinarli. Tanto non accadrà nulla, perché, ritornando voi nel passato, annullerete quanto sta per avvenire. In caso contrario, gli effetti saranno permanenti.”
“Possibile?” gli ho chiesto.
“Eccome. Grazie a questa strumentazione, la Macchina del Destino. State a guardare: ecco una cerimonia molto importante, decisiva per il futuro dell’Umanità.”
Nel Cronovisore della Macchina si era materializzata l’Assemblea Generale della Confederazione Atlantica. Una riunione fondamentale perché, come aveva spiegato il Crononauta, i deputati di lì a poco avrebbero eletto un uomo giusto, un leader che avrebbe fatto la pace con il Califfo della Repubblica Islamica, scongiurando una guerra feroce.
“Ma ciò non accadrà>> aveva annunciato trionfante. “Guardate che fine fa il salvatore della pace. Con quest’arma lo faccio fuori.”
Afferrata una pistola laser giocattolo, l’aveva puntata sul candidato che si trovava al centro dello schermo. Questi, all’improvviso, come raggiunto da un colpo invisibile, si era accasciato sui banchi del parlamento.
“Ora dovranno eleggere il suo rivale, il nemico acerrimo del Califfo.”
Tranquillizzati dall’idea che, in futuro, quell’incidente non sarebbe mai avvenuto, abbiamo scelto, tra le opzioni previste dalla Macchina del Destino, quali disgrazie dispensare al genere umano.
Io ho lanciato alcune bombe nucleari e batteriologiche sulle città di entrambi gli schieramenti, in modo da spingere le due nazioni a combattersi e ho brindato all’olocausto, bevendo in compagnia dell’ottimo champagne.
“Tu, invece, Mario l’ha fatta bella, eh? Eh?” ho commentato malignamente ad alta voce. “Dai su non ti schernire. Ci vuole una bella fantasia per combinare quello che hai fatto.”
Mario ha annuito sorridendo di gusto.
“In effetti…” si è limitato a dire mentre negli occhi si accendeva una luce maligna, che filtrava attraverso le volute di fumo della sigaretta.
Mario aveva scatenato le forze della natura, terremoti, tsunami, eruzioni, tempeste, provocando su tutto il pianeta carestie e disastri ambientali, costringendo milioni d’individui a lasciare i propri paesi d’origine. In questo modo erano iniziati degli esodi biblici che avevano scatenato nuove guerre.
Stefano, invece, aveva lavorato di fino.
“Certo che solo tu potevi inventarti quelle malattie…” ho osservato.
“Così imparano a fornicare,” ha spiegato lui, mordendosi il dorso del dito indice della mano sinistra.
Stefano, un seduttore di donne sposate - si dice che ne avesse messa incinta più di una – aveva scelto di vessare l’umanità, colpendola sotto la cintura.
Nuove malattie, veneree ma non solo, si erano diffuse ovunque e, cosa terribile, i loro effetti si manifestavano spesso a distanza di mesi, con il risultato che l’intero genere umano ne veniva contagiato…

Ora però il viaggio sta per terminare. Il Crononauta è in plancia a guidare la navetta mentre noi tre siamo alloggiati nella cabina passeggeri. A bordo regna il silenzio, interrotto solo dal ronzio delle apparecchiature e da qualche vibrazione prodotta dai motori. Siamo così presi dai nostri pensieri che non abbiamo voglia di parlare. Io sto riflettendo su quanto è accaduto, Stefano sonnecchia e Mario, con la testa appoggiata alla parete, guarda la porta della Crononavetta. Non vede l’ora che si apra.
“Bene,” commento ad alta voce, sfregandomi le mani, “Dovremmo essere quasi giunti alla meta. Crononauta, Crononauta! CRONONAUTA?” lo chiamo quasi urlando.
Il Crononauta, convocato con insistenza, giunge nella cabina passeggeri.
“Eccomi!” risponde tranquillo, ma con un tono di voce leggermente infastidito. “Che cosa c’è?”
“Quanto manca al 21 dicembre 2012?”
“Poco, ma prima volevo mostrarvi la mia epoca. Spero che non abbiate nulla in contrario,” aggiunge con una punta di sarcasmo.
“Ma se avevi detto che non potevamo andare nel futuro, altrimenti….”
“Era una bugia. Comunque siamo giunti. Non volete vedere che cosa è diventata la Terra?”
Tutti e tre, spiazzati dalla novità, non vogliamo affatto scendere dal mezzo, ma lui torna alla carica e disarma la porta, che silenziosamente si apre, facendo entrare dentro la Crononavetta la luce del giorno, opaca, priva di calore.
“Andiamo?” domanda con fare minaccioso ed una forza invisibile, la paura credo, ci spinge a uscire.
Il mezzo è atterrato al cento di una valle enorme, piena all’inverosimile di esseri umani di ogni razza, sesso ed età. Il nostro arrivo è passato inosservato perché tutti stanno guardando nella medesima direzione. Sembra che attendano qualcosa o qualcuno.
“Dove ci troviamo?” chiedo impaurito da una simile adunanza, ho la sensazione che sto per assistere a qualcosa che ho già visto o letto da qualche parte.
“E’ la valle di Giosafat,” risponde con un tono di voce crudele.
“E noi cosa ci stiamo a fare?” chiede Mario.
Il Crononauta ride, una risata lugubre che ci gela il sangue.
“Dopo tutto quello avete combinato, vi meravigliate di essere qui?”
“E cosa avremmo fatto di male?>> domanda Stefano.
“Niente,” risponde sarcastico. “Avete semplicemente partecipato alla distruzione del mondo, alla fine dei tempi. E non mi dite che non siete stati voi.”
“Ma era un gioco,” protesto.
“In certe cose il pensiero vale quanto l’azione,>> risponde lui del tutto indifferente alla mia risposta.
Una Luce fortissima illumina la valle, provocandomi un capogiro. Non è la luce in sé a farmi stare male, ma quanto Lei mi comunica. Solo ora sono pienamente consapevole di tutto il male che abbiamo causato.
«Crononauta,” chiedo fiaccamente, “Ma che giorno sarà mai questo?”
E lui serafico: “Il giorno dopo l’Apocalisse, ovvero il Giorno del Giudizio Universale.”

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