di Jean-Pierre Laigle
(à suivre)
Sono l’unico abitante di Icaro. Questo asteroide a forma di patata, scoperto il 27 giugno 1949 da un certo Walter Baade, ha un diametro di soli 1.400 metri e viaggia nello spazio, tra l’orbita di Marte e quella di Mercurio, a una velocità media di 28,69 chilometri al secondo. Se siete amanti della precisione, la sua traiettoria ellittica lo porta a girare attorno al Sole, a una distanza compresa tra un minimo di 27.933.000 chilometri e un massimo di 294.590.000 chilometri, in 408 giorni, 19 ore e una manciata di minuti. Nel caso in cui questi dati non vi siano sufficienti, potrete trovare tutto ciò che vi interessa sul sito dell’Istituto della Cromosfera.
Che è poi il mio datore di lavoro, e che mi ha incaricato di sorvegliare l’osservatorio solare, ancorato a una profondità di duecento metri nel corpo dell’asteroide per evitargli di essere scagliato nello spazio al minimo urto subìto da questo ciottolo spaziale dalla gravità insignificante. Io sono un ingegnere di fisica solare, ma il mio compito si limita a supervisionare le operazioni dirette da RIM, il quale esegue il programma stabilito dal nostro datore di lavoro. L’unico motivo della mia presenza quassù è la diffidenza degli uomini nei confronti delle intelligence artificiali. Tuttavia, se succedesse qualcosa di veramente serio, mi chiedo che cosa sarei in grado di fare!
(à suivre)
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