domenica 4 dicembre 2011

WIF6 / E-ZINE DI IF / DICEMBRE 2011

IN QUESTO NUMERO:

* Editoriale / AUGURI A TUTTI!




WIF: L'EDITORIALE DI DICEMBRE 2011

AUGURI DA IF E WIF!

Dopo quasi un decennio di onorato servizio il blog “Micromegas” va a riposo, non certo per scelta personale, quando per dismissione del servizio Splinder, la piattaforma sulla quale era ospitato. Dispiace lasciare quel blog e perdere, di conseguenza, la testata, non essendo possibile registrarla su altre piattaforme. Richiamava il nome della mia vecchia fanzine degli anni Sessanta e la collana di saggistica breve che dirigo per Solfanelli. La collana resta – vitale com’è, avendo raggiunto e superato i 25 titoli in sei anni – mentre l’omonimo blog ci lascia. Il suo posto sarà preso, da gennaio, proprio da WIF – Worlds of If – che diverrà l’appuntamento on line su cui lasciare commenti, aforismi, informazioni e quant’altro, con una speciale attenzione per la letteratura di genere. WIF diverrà così, non più (e non soltanto) il blog ufficiale della rivista IF, il trimestrale dell’Insolito e del Fantastico, ma anche il mio luogo virtuale in cui incontrare le persone che finora mi hanno seguito su “Micromegas”. Per questo WIF perde la sua scansione mensile e guadagna, dal prossimo mese, una frequenza maggiore, che potrà anche essere quotidiana: dipenderà dalle esigenze e dalle opportunità di comunicare.
Quanto a IF, stiamo lavorando al n. 9, dedicato al tema degli Alieni, previsto per gennaio-febbraio 2012, di cui anticipiamo qui alcuni temi. Con l’occasione ripetiamo l’invito a sottoscrivere l’abbonamento alla rivista cartacea, distribuita solo in abbonamento postale, al prezzo di euro 30,00 per quattro numeri. L’unico modo per tenere viva una delle poche testate italiane dedicate alla critica attorno ai temi del fantastico, della fantascienza, dell’horror e del noir. I lettori avranno notato che dal n. 8, in distribuzione in questi giorni, interamente dedicato al tema del fumetto, la testata di IF è stata registrata presso il tribunale di Chieti ed ha assunto una sua indipendenza anche formale. AUGURI A TUTTI!

ALIENO (ALIAS ALIUD)

di Romolo Runcini

Rispetto a me stesso – che vivo, cammino, parlo – c’è tutto il mondo delle persone, delle cose conosciute, sognate, desiderate o temute – che crescono nell’esplicitazione della zona di lealtà in cui sono immerso.
Alieno è non soltanto il diverso, lo sconosciuto, l’appariscente ma – secondo le convenzioni di abitudine e di esperienza del reale – è anche l’avversario, il “mheios” nascosto nella moltitudine della gente. Alieno, sulla scia dell’esperienza e dei ricordi acquisiti del quotidiano, è anche nemico, l’avversario nascosto nell’ombra, il traditore. Alieno è l’altro essere (persona, cosa) non riconoscibile e dunque non classificabile negli schemi della nostra esperienza quotidiana. L’alieno sta fuori, non dentro di noi.

ALIEN DI ALAN D. FOSTER

di Carlo Bordoni

L’esistenza di esseri viventi di natura extraterrestre ha sem­pre affascinato gli scrittori di fantascienza, fin da quando H. G. Wells scrisse La guerra dei mondi (1898), in cui ipotizzava un’invasione di marziani. Ma nessuno era giunto a rappresen­tare una creatura così spaventosa, così letale, così profon­da­mente credibile come Alien, creato dall’immaginazione di Alan Dean Foster e portato sullo schermo da Ridley Scott nel 1979.
La storia parte da un contesto tradizionale per la fanta­scienza: durante un “normale” viaggio interstellare, l’equi­paggio del Nostromo, un’astronave cargo, viene inaspetta­tamente risvegliato. I sensori hanno captato un segnale ritmico di soccorso e questo non può che significare una cosa: pre­senza di vita intelligente. L’esplorazione rivela la presenza di un’astronave aliena semi­sepolta che trasporta un carico bio­lo­gico. Sembra un’immensa incubatrice, la cui funzione sia quella di portare in salvo il seme di una civiltà morente o mi­nacciata da pericolo di estinzione. L’eccezionale, insperata oc­casione di in­con­trare una civiltà extraterrestre, però, si rivela ben presto una grave minac­cia per l’incolumità dell’equipag­gio e per gli stessi abitanti della Terra.
La particolare caratteristica del mostro, che Carlo Rambaldi ha tradotto per lo schermo con straordinario realismo, sta nella sua sottile capacità di ri­chiamare alla coscienza del let­tore-spettatore alcuni inquietanti motivi o segni distintivi della biologia e della morfologia umana e animale, mescolandoli in un sa­piente contrasto. Partendo dal presupposto (psicologicamente fondato) che non si può aver paura di ciò che non si conosce, l’alieno creato da Foster ha in sé quel tanto che è necessario per suscitare inquietudine e repulsione, a cui si aggiunge la violenza, la minaccia incombente per l’uomo. Le tre fasi della vita biologica di Alien — uovo, feto e adulto — corrispondono ad altret­tanti “segni” all’interno di una terribile contaminazione tra umano e mo­struoso. L’uovo, celato nelle profondità minacciose di un pianeta sconosciuto, rivela le sue potenzialità riproduttive, quasi oscene, all’avvici­narsi dell’uomo. Il feto, partorito dall’addome di uno degli uomini dell’equipaggio, richiama, ad un tempo, la forma di una mano e quella, altrettanto familiare, di un ragno.
Ma è la creatura adulta a dispiegare tutte le possibilità di un orrore dai con­torni inconfondibili dell’ingegneria biomec­canica, con la sua struttura a metà fra un ret­tile e un cyborg. Alien fa paura proprio in virtù di ciò che siamo disposti a ri­co­noscere di umano in lui, come di fronte a una velata mi­naccia di ciò che potrebbe diventare l’uomo in un luogo e in un fu­turo re­moti, senza più alcun legame culturale o comporta­men­tale con l’oggi. 
Come per una sorta di solidarietà biomeccanica, l’an­droide che fa parte del­l’equipaggio del Nostromo all’insa­puta degli altri, che lo credono umano, fa in modo di difendere strenua­mente la “preziosa” esistenza di Alien. È uno dei casi cari ad Asimov, autore delle tre famose leggi della robotica, di mac­chine modificate per esi­genze di servizio. Si scoprirà con rac­capriccio che la sua prima legge è quella di salvaguardare forme di vita aliene incontrate tra le stelle e di con­durle sulla Terra, anche a costo di sacrificare la vita degli esseri umani, al solo fine del progresso scientifico. Ripley, l’unica donna dell’equipaggio, è la sola a riuscire a tener testa al pericolo rappresentato da Alien, ribadendo il messaggio al femminile che tra­spare da tutto il libro, come dal film: la figura materna come garante della continuità e della salvaguardia della specie, che s’inserisce in un contesto di “segni” maternali rassicuranti (il computer di bordo chiamato “Mamma”) o inquietanti (la struttura organica del pianeta di Alien, che richiama i genitali femminili), a seconda del punto di vista dell’osservatore.
Il romanzo di Foster, dopo il film di Ridley Scott, ha go­duto di altre due appendici filmiche, Aliens-Scontro finale (1986) di James Cameron e Alien 3 (1992) di David Fincher, indicative del fascino esercitato dalla creatura bio­meccanica sull’immaginario di massa.

LUCE D'ERAMO L'ALIENA

di Gian Filippo Pizzo

Quest'anno ricorrono dieci anni dalla scomparsa di Luce d'Eramo, e visto che oltretutto il tema si attaglia perfettamente a quello di questo numero di IF, ho pensato di ricordarla riproponendo un articolo che scrissi subito dopo l'Italcon del 1994.
Avevo conosciuto questa Signora dall'aspetto fragile ma dalla personalità forte e decisa all'Italcon del 1986, tenutasi a Montepulciano, una convention che è passata alla storia della fantascienza in Italia per l'attacco livoroso e ingiustificato di Alberto Moravia (presente assieme ad altre personalità del suo entourage: Dario Bellezza, Alain Elkann e, appunto, la D'Eramo) alla fantascienza e specialmente proprio a lei, colpevole di essere scivolata verso la fantascienza con il suo romanzo (peraltro denso e bellissimo) Partiranno, appena pubblicato. Moravia brandiva il suo bastone e sembrava sul punto di volerla addirittura colpire, biascicando improperi, ma lei seppe tenergli testa con fermezza e dignità, rivendicando i valori della sua scelta artistica (e ricordo ancora Vittorio Catani uscire imbestialito dalla sala e rifiutarsi di ritirare il premio assegnatogli, mormorando «qui ci stanno prendendo in giro»). La personalità di Luce d'Eramo mi colpì molto e fui contentissimo di rivederla alle Italcon del 1992 e del 1994, entrambe a Courmayeur: facemmo quasi amicizia e per qualche tempo siamo stati in contatto. Nel 1994 lei presentò una relazione dalla quale ricavò un articolo poi apparso sull'Unità, io invece ne feci una sintesi che pubblicai su "Il Giornale dei Misteri" e le feci avere una copia: conservo ancora la cartolina che mi scrisse dopo averlo ricevuto:  «Grazie dal fondo del cuore per il suo bellissimo "Essere alieni" che ha anche dato volume al mio intervento a Courmayeur, inserendolo articolatamente in un discorso sulla science fiction coi richiami pertinenti (e per me lusinghieri) a diverse opere di questa straordinaria letteratura. Grazie. E' stata proprio una bella sorpresa per me leggere il Suo testo così ricco di spunti».

LO SPETTRO DI VULCANO

di Jean-Pierre Laigle

Sono l’unico abitante di Icaro. Questo asteroide a forma di patata, scoperto il 27 giugno 1949 da un certo Walter Baade, ha un diametro di soli 1.400 metri e viaggia nello spazio, tra l’orbita di Marte e quella di Mercurio, a una velocità media di 28,69 chilometri al secondo. Se siete amanti della precisione, la sua traiettoria ellittica lo porta a girare attorno al Sole, a una distanza compresa tra un minimo di 27.933.000 chilometri e un massimo di 294.590.000 chilometri, in 408 giorni, 19 ore e una manciata di minuti. Nel caso in cui questi dati non vi siano sufficienti, potrete trovare tutto ciò che vi interessa sul sito dell’Istituto della Cromosfera.
Che è poi il mio datore di lavoro, e che mi ha incaricato di sorvegliare l’osservatorio solare, ancorato a una profondità di duecento metri nel corpo dell’asteroide per evitargli di essere scagliato nello spazio al minimo urto  subìto da questo ciottolo spaziale dalla gravità insignificante. Io sono un ingegnere di fisica solare, ma il mio compito si limita a supervisionare le operazioni dirette da RIM, il quale esegue il programma stabilito dal nostro datore di lavoro. L’unico motivo della mia presenza quassù è la diffidenza degli uomini nei confronti delle intelligence artificiali. Tuttavia, se succedesse qualcosa di veramente serio, mi chiedo che cosa sarei in grado di fare!

(à suivre)

SERAFINO PREPOSTO AL CORAGGIO

di Pietro Pancamo

Gli angeli si diplomano al Conservatorio Astronomico perché studiano la musica, che le sfere celesti producono ruotando. Fanno l’analisi armonica degli accordi supremi che, una volta, anche gli uomini eletti (Pitagora, ad esempio) avevano la forza e il diritto di ascoltare.
Gli esami sono molti, però che gran soddisfazione ultimare i corsi e ottenere infine (lode al Signore!) il permesso d’insegnare.
I miei studi sono a buon punto e fra poco l’esame conclusivo mi darà il titolo che sogno tanto: quello di Maestro!
Nel frattempo, grazie alle mie doti vocali, già occupo la carica di tenore-capo nella gerarchia lirica del Conservatorio: sono forse il più bravo, tra gli allievi di “Esercitazione corale”. E poi, dirlo mi riempie di gioia, lavoro come assistente di un angelo cherubino che scende ogni giorno in Terra, posandosi delicato sulla quercia di un bosco dolce e campagnolo, per educare gli uccellini al canto. Li abitua a portare il cinguettio in maschera e a sorreggerlo con il diaframma; non tutti riescono subito, anzi nessuno: perciò hanno bisogno di me, “serafino preposto al coraggio” che deve esortarli a ignorare la delusione.
Mi capita, spesso, di calmare i picchi, tanto irascibili da abbandonarsi a voli isterici e rabbiosi, dopo un acuto sbagliato. Per sfogare il rammarico dell’errore, percuotono il becco addosso agli alberi, facendosi (io credo) un male diavolo!
Allora intervengo: abbraccio con la mano grande il loro corpicino scosso dai nervi, accarezzo piano la testolina invasata di furore e fischietto per loro qualche melodia celeste; così, lentamente, l’ira si placa. L’agitazione, tachicardia dei nervi, torna ad essere tranquillità.

(à suivre)